Oltre un milione di bustine di zucchero distribuite in 163 bar della Puglia, stampate con il numero verde nazionale antitratta 800290290. E’ “Caffè che ti in-forma”, l’ iniziativa messa in campo dall’assessorato alla Solidarietà della Regione Puglia, insieme all’ associazione Giraffa Onlus e con il contributo degli studenti dell’Università di Bari, per consentire alle donne immigrate vittime dello sfruttamento sessuale di liberarsi da questa odiosa condizione. Queste ultime, contattando il numero verde antitratta, potranno denunciare la loro situazione, venendo così sostenute in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo nella nostra regione e, più in generale, in Italia. L’iniziativa, presentata oggi in una conferenza stampa presso la sede della Giunta regionale, vede la fattiva collaborazione di un gruppo di studenti dell’ateneo di Bari: saranno loro, infatti, a distribuire le bustine di zucchero nei bar, in particolar modo quelli ubicati nelle stazioni ferroviarie, in cui le ragazze si recano per prendere i treni e autobus che le conducono nei luoghi in cui sono costrette a prostituirsi.
E’ stata l’occasione per illustrare i risultati raggiunti negli ultimi sei mesi dalla postazione regionale nel numero verde nazionale antitratta gestita da Giraffa Onlus insieme alla Regione Puglia. Risultati definiti soddisfacenti da Maria Pia Vigilante, presidente di Giraffa: “Le chiamate arrivate sono state 112, e soprattutto è cresciuto del 20% il numero delle richieste di aiuto da parte delle ragazze straniere vittime di tratta. La situazione, da questo punto di vista, è peggiorata, come dimostra il ritorno sulle strade di molte ragazze dell’Europa dell’Est, che negli ultimi quattro anni esercitavano la prostituzione in appartamenti. Invariato, invece, il numero delle ragazze nigeriane”.
Giraffa Onlus, nata nel 1997 a Bari, da anni è in prima linea nella lotta alle forme di disagio che toccano le donne, tra cui il traffico e lo sfruttamento sessuale delle donne immigrate, in assoluto le più povere ed emarginate. In dodici anni è stata fatta molta strada, ma adesso, ha aggiunto Vigilante, “abbiamo voluto sensibilizzare l’opinione pubblica cercando di raggiungere il maggior numero di persone possibile”.
“La presentazione di quest’iniziativa è un ulteriore tassello nel programma regionale di aiuto alle persone in difficoltà – ha sottolineato l’assessore regionale alla Solidarietà Elena Gentile – è un modo per non chiudere gli occhi di fronte a temi delicati e troppo spesso dimenticati. E’ la stessa filosofia che ha ispirato la legge regionale sull’immigrazione recentemente approvata, rispetto alla quale abbiamo parlato non alla pancia, ma al cuore della comunità pugliese, che storicamente ha sempre accolto con solidarietà i migranti”.
Gentile, ricordando i centri antiviolenza istituiti negli ultimi anni nel territorio regionale, ha però lamentato il fatto che alcuni di questi abbiano dovuto chiudere i battenti poco dopo essere entrati in attività: “Ciò è accaduto per colpa delle norme, spesso farraginose, che regolano il sistema degli appalti. Queste strutture, al contrario, devono avere vita lunga se davvero si vuol consentire alle donne vittime di violenza di affrancarsi dai loro aguzzini. Una donna che denuncia la propria condizione va sostenuta sia socialmente che economicamente, e questo, spesso, è un percorso lungo”.
Presente all’incontro anche Serenella Molendini, consigliera di Parità della Regione Puglia, per la quale “l’obiettivo minimo da raggiungere in tempi brevi è la costruzione di almeno due centri antiviolenza per ogni provincia pugliese”.
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